Sono Dottorando di ricerca in Neuroscienze Computazionali, Cognitive e Sociali presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca.
Sono inoltre tutor nei corsi di Criminologia (a.a. 2021-2022, 2022-2023) e Legislazione Penale Complementare (a.a. 2021-2022) presso l'Università di Pisa nell'ambito del progetto SimuLab.
Email accademica: matteo.pirisi@imtlucca.it
Unità di ricerca: Molecular Mind Laboratory (MoMiLab)
Laboratorio: Models, Inferences, and Decisions (MInD)
Pirisi M., Bernardo V., Dal Canto R., Polloni A., Zeccardo S. (2022) Criminologia. In Bonini V., Pellecchia E. (a cura di), Verso la clinica legale: studenti protagonisti ed esperti accompagnatori, Media Print Editore, Livorno. ISBN: 978-88-32032-50-5
Cevolani G., Pirisi M. (2023) Probabilità, verisimilitudine e ragionevole dubbio: il ragionamento del giudice come approssimazione alla verità. In Sistemi Intelligenti, n. 1, pp. 199-219.
Cevolani G., Pirisi M. (2023) Razionalità e bias cognitivi nella perizia psichiatrica: aspetti giuridici ed epistemologici. In Giornale Italiano di Psicologia, 50(4), 787-792.
Zampieri I., Pirisi M., Pietrini P. (2024). The revolution of (neuroscience) experts in the courtroom? In Farina M., Lavazza A. (eds.) Philosophy, Expertise, and the Myth of Neutrality, Routledge, New York. ISBN: 978-1-032-44915-9
L’epistemologia giuridica, cioè l’analisi della conoscenza in ambito giuridico e giudiziario, è cruciale per comprendere i fondamenti, i limiti e l’affidabilità del ragionamento giudiziario. Di particolare interesse sono la logica e la metodologia delle decisioni dei protagonisti delle vicende della giustizia, con particolare riguardo alla giustizia penale ed al processo penale. Pertanto, sono interessato allo studio ed alla formalizzazione dei ragionamenti e delle decisioni operati da giudici, esperti di scienze forensi, pubblici ministeri e difensori.
Un tema particolarmente dibattuto è quello del “probabilismo giuridico”, una corrente che propone l’utilizzo della teoria delle probabilità (ed in particolare del teorema di Bayes) nella valutazione delle prove nel setting processuale. Partendo dalle critiche rivolte al probabilismo giuridico (in particolare i cosiddetti paradossi della “mera evidenza statistica”), assieme al Prof. Cevolani della Scuola IMT stiamo elaborando un modello bayesiano “sofisticato” del ragionamento giuridico basato sul concetto di verosimilitudine (truthlikeness) proposto da K.R. Popper. A differenza dell’approccio puramente probabilistico, il nostro modello appare sia intuitivamente meglio fondato (e in linea con approcci descrittivi come lo story model) sia più snello e facilmente spendibile nella prassi giudiziaria per prendere le decisioni al di là di ogni ragionevole dubbio e identificare correttamente gli hard cases.
I bias sono “trappole mentali” o “illusioni cognitive” estensivamente analizzate dalla psicologia e dalle scienze cognitive. Si tratta di strategie di ragionamento e decisione intuitive e spontanee, ma potenzialmente erronee, che possono deformare la percezione della realtà (in particolare di dati statistici) e influenzare decisioni di vario genere nelle aule del tribunale. I bias non sono dovuti a distrazione, incompetenza o parzialità di giudizio: sono invece “scorciatoie mentali” che si attivano in modo sistematico e prevedibile in determinate condizioni e influenzano i processi mentali di chiunque (esperti, professionisti, gente comune). Pur se riconosciuti in letteratura (Cevolani e Crupi 2017), rimane un notevole iato fra teorie formali del ragionamento e dati sperimentali da un lato, e la prassi giudiziaria, dall’altro; inoltre, ancora molto resta da fare nell’analisi di tecniche e strategie che possano mitigare questi fenomeni (il cosiddetto debiasing).
Al fine di limitare l’influenza dei bias cognitivi nelle decisioni di giudici, pubblici ministeri, avvocati ed esperti di scienze forensi, ci proponiamo i) di analizzare la disciplina del codice di procedura penale al fine di evidenziare quali regole di rito possono rendere più inclini ai bias cognitivi nonché, all’opposto, quali discipline procedurali fungono da fattori protettivi/preventivi contro l’innesco di queste trappole mentali; e ii) individuare e validare strategie di debiasing, compatibili con il codice di procedura penale e con i diritti fondamentali dell’indagato/imputato che siano in grado di migliorare la qualità delle decisioni in sede giudiziaria.
Lo studio sperimentale dei bias cognitivi e di possibili strategie di debiasing in ambito giuridico è molto meno sviluppato che in altri campi (per esempio, in medicina) e quasi assente in Italia. L'intenzione è quella di studiare e verificare la presenza di bias cognitivi nei ragionamenti giuridici di varie categorie professionali attraverso questionari (anche online) ed esperimenti comportamentali. Utilizzando test basati su casi ipotetici, è per esempio possibile investigare la tendenza al bias di conferma in agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria nella scelta di procedere ad un arresto facoltativo in flagranza (art. 381 c.p.p.; in particolare, si noti la formula ampia concessa all’operatore di P.G. nella valutazione dei criteri di cui al comma 4).
Esperimenti simili potrebbero essere rivolti a categorie professionali diverse, come magistrati ed avvocati, per valutare l’eventuale sussistenza di bias cognitivi nel processo logico di valutazione delle prove. Esperimenti basati sulla presentazione di casi ipotetici o reali sono proponibili anche nei confronti di esperti di scienze forensi (analisti di DNA, analisti di impronte digitali, psichiatri e psicologi forensi ed esperti di altre scienze criminalistiche), le cui tendenze al bias cognitivo sono state ampiamente studiate in letteratura soprattutto negli Stati Uniti, ma sono state scarsamente investigate in Italia.
La criminologia è lo studio del crimine e del comportamento criminale, secondo i principi indicati dalla sociologia e da altri campi di studi non giuridici, inclusa la psicologia, l'economia, la statistica e l'antropologia. In questo vastissimo campo di studi, sono interessato innanzitutto i) all'analisi sociale e personologica delle cause del crimine (criminogenesi) e delle sue modalità di commissione (criminodinamica); ii) allo studio di particolari fenomeni criminali che destano allarme sociale (per esempio, cyber-crimine, delitti seriali, violenza domestica); iii) alla psicopatologia forense.
La psicopatologia forense studia i risvolti medico-legali della psichiatria, soprattutto con riguardo all'accertamento del vizio di mente rilevante ai fini dell'imputabilità. Si tratta di un campo di studio trasversale che unisce diritto penale, medicina e psicologia, che viene tradizionalmente affiancato allo studio della criminologia. In questo campo, sono particolarmente interessato ai risvolti in ambito giuridico delle psicopatologie classificate dalla letteratura scientifica, per capire quali di queste possono fondare una decisione di non imputabilità, e così giungere ad una maggiore affidabilità e prevedibilità dell'esito dell'accertamento peritale sull'accusato.
Nell'ambito criminologico, mi sono interessato in passato anche alla criminalistica (anche detta scienza forense, l'applicazione di tecniche e metodologie scientifiche alle indagini penali), nonché all'esecuzione della pena e riabilitazione del condannato.
Ho avuto l'occasione, nell'ambito del gruppo di ricerca MInD, di collaborare col gruppo Forensic Neuroscience and Psychiatry (FoNeP), diretto dal Prof. Pietro Pietrini (responsabile dell’intera unità di ricerca MoMiLab). Il gruppo FoNeP prosegue l’attività pioneristica del Prof. Pietrini nell’ambito della psichiatria forense basata sulle acquisizioni della neuroscienza applicata e cognitiva, per cui la Scuola IMT Alti Studi Lucca è un centro di eccellenza riconosciuto in Italia e all’estero.
In materia, due linee di ricerca nell’ambito del cosiddetto neurodiritto riguardano i) il problema dell’imputabilità e del vizio di mente alla luce dei dati neuroscientifici come elemento di prova di condizioni patologiche capaci di comprimere o escludere la capacità di intendere e volere e ii) lo studio psicologico e neuroscientifico della testimonianza, con particolare riferimento ai limiti e alle potenzialità della memoria umana durante eventi portatori di forte stress, quali i fatti di reato. Entrambi i temi sollevano interessanti problemi di ordine epistemologico e etico oltre che strettamente giuridico, che richiedono un attento studio nell’ambito di un procedimento giudiziario.